19. Febbraio 2020

Nei campioni di neve i ricercatori trovano minuscole particelle di plastica e di gomma. Anche dove non ce le si aspetterebbe. Per esempio, sui passi alpini o nell’Artide. I pneumatici subiscono abrasione durante la guida – e questo è un grande problema.

sg/tob. Jürg Trachsel lavora al WSL Istituto federale di ricerca sulla neve e le valanghe a Davos. Insieme a ricercatori dell’istituto tedesco Alfred Wegener ha, per la prima volta, dimostrato che nella neve – e sia così bianca come ce l’immaginiamo a Natale – oggi si trovano particelle di plastica. Il vento disperde ovunque le minuscole particelle. «Anche nei luoghi più discosti del mondo oggi si trovano microplastiche», spiega Jürg Trachsel. Così i ricercatori hanno trovato, nell’Artico e nelle Alpi, fino a 14’000 minuscole particelle in un litro d’acqua. Che lungo una strada principale in Baviera la concentrazione sia stata dieci volte superiore, è dovuto all’abrasione dei pneumatici delle auto e dei camion, così Jürg Trachsel.

Pneumatici consumati

Pneumatici: devono essere sostituiti quando il battistrada non è più abbastanza profondo. Ma dove vanno le particelle di gomma sfregate durante la guida? Nella neve, nell’acqua, nel terreno. I ricercatori di Empa stimano che negli ultimi 30 anni in Svizzera si sono accumulate oltre 200’000 tonnellate di microplastiche nell’ambiente. Una quantità enorme. In uno studio internazionale si afferma che anche negli oceani del mondo l’usura dei pneumatici rappresenti gran parte dei rifiuti di plastica.

Uno studio dell’Università di Berna dell’ottobre 2018 è dedicato all’esame di 29 terreni alluvionali nelle riserve naturali svizzere. I risultati sono preoccupanti: i ricercatori stimano che nei cinque centimetri superiori delle pianure erbose lungo i fiumi siano depositate 53 tonnellate di microparticelle artificiali. Persino i terreni di zone montane discoste sono contaminati da microplastiche. Sono state trovate, per esempio, nel lago di Toma, presso la sorgente del Reno, a 2345 metri.

Ma cosa sono le microplastiche? Sono definite tali le particelle di materiali artificiali che hanno un diametro fra 1 micrometro e 5 millimetri. A seconda del metodo d’analisi, anche particelle di gomma possono rientrare nelle microplastiche. Si distingue fra microplastiche primarie e secondarie. Le microplastiche primarie sono prodotte e impiegate industrialmente (per esempio in prodotti cosmetici o per l’igiene), mentre le microplastiche secondarie sono causate dalla frantumazione di parti di plastica di maggiori dimensioni che così finisco nell’ambiente. Studi nazionali e internazionali suggeriscono che molte particelle di microplastica secondaria penetrano nell’ambiente durante la fase d’uso, a causa dell’abrasione o per agenti atmosferici. È il caso dei pneumatici per auto, dei rifiuti di plastica, delle suole di scarpe, dei tessuti o vernici.

Una quota significativa

Le conseguenze per l’ambiente e la salute sono ancora poco esplorate. In una cosa però c’è consenso: non c’è probabilmente nessuna regione del pianeta che sia risparmiata dalle particelle di microplastiche. Inoltre, ancora una volta si constata quanto il traffico stradale sia dannoso per il nostro ambiente. Anche i camion, che sempre ancora attraversano le Alpi in un numero contrario alla Costituzione, producono quantitativi significativi di microplastiche.

Come risolvere il problema?

Per Jürg Trachsel una cosa è chiara: dovremmo evitare, per quanto possibile, l’uso di plastica e smaltire correttamente quella non riciclabile. I produttori di pneumatici devono inoltre essere coscienti dell’importanza del loro ruolo e produrre pneumatici che causino la minore abrasione possibile. Vale a dire: mettere in primo piano nel processo di sviluppo la resistenza all’abrasione e il chilometraggio. Ma la soluzione più semplice e di gran lunga la più efficace è: meno viaggi in auto e camion. Ciò riduce immediatamente l’usura dei pneumatici.